mercoledì 3 novembre 2010

Rabbit hole




2010
regia:John Cameron Mitchell.
cast: Nicole Kidman, Aaron Eckhart, Sandra Oh, Dianne Wiest, Jon Tenney

Becca (Nicole Kidman) e Howie Corbett (Aaron Eckhart) sono la coppia perfetta, fino a quando il loro unico figlio Danny, di quattro anni viene investito ed ucciso davanti casa.
Un dramma recitato in maniera sobria ed impeccabile, però presenta delle difficoltà, finita la proiezione mi sono provata ad immaginare come potesse essere il soggetto di questo film. Nel film non accade nulla! Lo spettatore non è partecipe di nessuno dei momenti salienti del film, non viene spiegato nulla delle cause, ma si vive insieme ai protagonisti un effetto che colpisce lo spettatore, che sedendosi in sala si aspetta di essere presente al nodo principale del film, ovvero l'incidente. 
Tutto ciò è presentato come un fantasma di cui si parla sempre, tutti sanno tutto tranne chi guarda; questo passaggio necessario ovvero il cercare di capire ruba tempo che potrebbe creare un'identificazione e quindi coinvolgerlo.

In realtà non accade nulla, ma proprio nulla nel film. Becca inizia a seguire un ragazzo che solo dopo si scoprirà essere l'assassino involontario del film, purtroppo questo personaggio non è ben approfondito altrimenti il film avrebbe potuto giocare sul dramma di far calare l'identificazione in un personaggio negativo. Non è stato approfondito il tema del difficile rapporto di coppia tra i due, ne della reazione controversa di Becca alla gravidanza della sorella.
Scenografie ed ambientazioni molto ricercate.

Costumista che non si sa cosa avesse in testa, visto che gli abiti di Becca erano molto simili a quelli della Regina Elisabetta, inoltre la performance di Nicole Kidman è in secondo piano, rispetto alla poca riconoscibilità dovuta agli interventi estetici avvenuti sul suo viso, che rendono quel sorriso difficile da interpretare.
Un film fortemente desiderato da Nicole Kidman e tratto da una piece teatrale di David Lindsay-Abaire.
Molto bello il finale inaspettato, che mostra come l'elaborazione del dolore sia differente e personale ma non una cosa su cui isolarsi, in conferenza stampa infatti Aaron Eckhart ha detto che per prepararsi al ruolo ha visionato parecchi video su Youtube, di persone che avevano da poco perso una persona a loro cara e che accendevano la web cam per parlare, comunicare... questo è il punto in cui il film riesce meglio dimostrare quanto il bisogno di comunicare, parlarne possa diventare liberatorio, anche con l'ultima persona che ti aspetteresti.

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